Recensione di RESIDENT EVIL HD REMASTERED

  • no spoiler –

La domanda è: perché mai la rimasterizzazione in HD di un titolo del 2002 dovrebbe risultare interessante ad oltre 20 anni di distanza su console come PS4 o superiori? Non era forse meglio optare per un vero e proprio Remake?

La risposta è semplice:
perché Resident Evil è un titolo assurdo, dove i limiti tecnici dettati dalle poche possibilità di Hardware e Software dell’epoca, sono perfettamente integrati nel tipo di gameplay che il primo capitolo della saga della celebre casa di sviluppo CAPCOM offre al giocatore.
Poco importa se l’utente medio avrebbe goduto di più ad avere una visuale in terza persona alle spalle del nostro protagonista.
O ancora, poco importa se il limitatissimo inventario di Chris risulta scomodo e tedioso visto che ogni qualvolta che ci lasceremo alle spalle le tanto care Safe Room dovremo compiere scelte banali ma fondamentali su cosa portarci dietro: è meglio prendere una cura in caso di emergenza o è meglio dare priorità a dei preziosissimi proiettili di riserva? O forse sarebbe meglio partire senza ne cure ne proiettili per lasciare libero un po’ di spazio per quello che forse troveremo strada facendo?
La gestione dell’inventario, la conoscenza della mappa e il management dei salvataggi sono parte integrante dell’esperienza di gioco all’interno di un titolo che se ne frega altamente della “User Friendliness” tanto cara agli odierni titoli currentgen e nextgen.


Il giocatore non solo non è tenuto per mano, ma è letteralmente sbattuto nel bel mezzo di una crisi pandemica nella lugubre e terribile Villa Spencer senza sapere ne dove andare ne cosa lo aspetterà nel prossimo corridoio/vicolo/stanza.
Agli occhi odierni, la trama risulta molto classica sulle fasi iniziali per poi dipanarsi e approfondirsi strada facendo attraverso il ritrovamento opzionale di documenti vari, quali Memorie dei vecchi abitanti della casa e documenti top secret di agenzie non governative e simili, che permetteranno, a chi avrà l’interesse di farlo, di esplorare meglio il background narrativo che sta dietro a tutta l’infrastruttura narrativa che tiene in piedi una saga arrivata brillantemente fino ai tempi nostri.

Le Cutscene sono distribuite con il contagocce, le risorse anche.
Gli enigmi ambientali, nella loro semplicità, non risultano mai banali ma anzi restituiscono sempre un forte senso di gratificazione al giocatore dando la sensazione di progressione nel labirinto criptico di Villa Spencer.
Ogni stanza celata dietro alla lugubre ed iconica apertura cigolante della porta (brillante rimedio per mascherare il caricamento dell’area nel 1996) è una vera e propria sfida capace di regalare nuove gioie o dolori a Chris o Jill.

A fare da cornice a tutto questo, è proprio Villa Spencer e tutto il suo comprensorio, che vanno a confezionare un risultato finale inarrivabile viste le risorse dell’epoca. L’ansia, la paura e il senso di caducità ed inquietudine è perfettamente reso dalla non più pixellosa grafica resa HD dalla rimasterizzazione moderna.
Riguardo il comparto audio niente da dire: non si può parlare di una vera e propria Colonna Sonora, ma a volte è la semplicità a fare la differenza in positivo, ed è questo il caso dove infatti un paio di note di pianoforte o il costante ticchettio di un orologio a pendolo bastano per evidenziare e sottolineare il terrore della nostra avventura.

In conclusione, Resident Evil HD Remastered rimane anche nel 2023 un Masterpiece della storia videoludica che ha di fatto aperto il genere dei Survival Horror fatti come Dio comanda.

CONSIGLIATISSIMO

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Redazione